FondazioneFS_Pietrarsa_TamburidiPace_2017_08_07_BertagninAntonio_058Pietrarsa, 8 agosto 2017 – Una luna piena, oscurata per un breve periodo in parte da una eclissi, ed un altissimo tasso di umidità, hanno caratterizzato lo svolgimento dell’apprezzato concerto dell’ensemble ESYO, European Spirit Youth Orchestra, diretta dal Maestro Igor Coretti-Kuret con la voce narrante del giornalista, e scrittore, Paolo Rumiz che si è tenuto ieri sera 7 agosto al Museo Ferroviario Nazionale di Pietrarsa.

Prosegue così con successo l’utilizzo del Museo Ferroviario Nazionale di Pietrarsa il cui Direttore, Dott. Avv. Oreste Orvitti, ha introdotto ai presenti lo spettacolo e le attività del museo, punta di diamante del patrimonio della Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane, quale prestigiosa location per eventi ed importanti manifestazioni culturali.

L’evento sinfonico, il cui titolo è “Tamburi di Pace 2.1 – Vie d’Europa Appia e le altre”, è dedicato agli uomini ed alle donne che migrano per lavoro, disperazione, curiosità, amore o pura inquietudine.

L’European Spirit of Youth Orchestra, formata da novanta giovani provenienti da diciassette diversi Paesi tra Europa e Medio Oriente, ha eseguito musiche di Farace, Zimmer, Holst, Respighi ed ha concluso il concerto con l‘Inno alla Gioia di Beethoven, evidenziando così il carattere europeista dell’evento acui fa riferimento l’orchestra stessa.

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Paolo Rumiz ha letto, durante le esecuzioni musicali, alcuni brani ispirati al mondo ferroviario da lui tanto amato. Il bis, concesso dall’orchestra alla fine del concerto, è stato un brano tratto dalla Carmen di Bizet.

Riportiamo qui di seguito uno stralcio del testo, scritto da Paolo Rumiz e da lui letto durante lo spettacolo, in cui si fa riferimento ad una esperienza di viaggio in treno in Campania.

“ Alla stazione di Napoli, per capire dove sono i napoletani, devi scendere nel termitaio. Sotto c’è Napoli collegamento, capolinea della Circumvesuviana.  E sotto ancora Porta Garibaldi (n.d.r. : ci si riferisce alla stazione RFI di Napoli Piazza Garibaldi) con il metrò. E’ qui che comincia il più straordinario labirinto ferroviario d’Italia.
“Un biglietto per Poggiomarino via Torre Annunziata, per favore”. E si parte, si vola per viadotti sopra un mare di case, orti, condomini, antenne tv, noccioli, fabbriche, masserie, torrenti, cantieri, campi di pomodori. Su questo trionfo della deregulation il treno incrocia un altro ponte, ancora più alto, lo svincolo della Napoli-Avellino e della Caserta-Salerno. La ferrovia ha la testa in cielo e le fondamenta nel formicaio, tra le moltitudini schiacciate dal Dio Trasporto.
Scatti, accelerazioni, adrenalina. Il macchinista guida gagliardo, con un’andatura che si spezza continuamente. Il vagone è pieno, qui non ci sono rami secchi. Genitori giovani con tre figli, uno in braccio e due attaccati alle gambe. Donne carnose, esagerate. Uomini con la cravatta allentata. Fanciulle con ombelico in mostra. Badanti ucraine forti come corazzate. Ragazzi con brillantina. Marocchini confabulanti. Zoccolette ventenni. Un ciclista. Decine di borse di plastica.
Finestrini abbassati, vortici d’aria. “signo’, chiudete ‘o finestrino”. Risposta “’A prossima vota mitteteve ‘a sciarpa”.
Il treno passa tra gallerie e giardini di limoni, stratificazioni di terrazze, case e balconi ‘n coppa ‘o mare. Contro i ladruncoli che colpiscono prima delle fermate, ecco i vigilantes viaggianti. Uno ha gli stivaloni da motociclista e il telefonino con la suoneria da Guerre Stellari. Fantastico.”

A cura di Antonio Bertagnin

 

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