Roma, 4 maggio 2018 – Mercoledì 2 maggio, nel largo presidenziale al binario 1 di Roma Termini, è stato presentato il libro “La Stazione Termini di Roma”, dedicato alla stazione a cura di Amedeo Gargiulo e Deborah Appolloni. Non si tratta dell’ennesima monografia iconografica sul principale impianto ferroviario romano ma di un mirabile saggio anche didascalico, grazie al contributo della fototeca FS, dei numerosi aspetti che ne compongono le peculiari caratteristiche: un capolavoro di architettura e di ingegneria unitamente ad un importante presidio per la sicurezza dei viaggiatori e l’assistenza alle persone disagiate.
Il Presidente della Fondazione FS ha aperto la presentazione evidenziando la storia dell’impianto romano che ha visto protagonisti non solo la high society dell’epoca, a bordo del treno presidenziale e del Settebello, ma anche il pendolarismo e l’assistenza ai non abbienti. Fin dalla fondazione dello Stato unitario si è avvertita l’inadeguatezza della vecchia stazione pontificia che fu completamente ricostruita e inaugurata nel secondo dopoguerra. L’ing. Moretti ha anche ricordato l’installazione del nuovo apparato elettronico nel 1999 e la dismissione della vecchia cabina ACELM, collocata nell’edificio I insieme alla gemella “blindata” nel sottosuolo, che presto diventerà un museo di archeologia industriale.
Termini, ha evidenziato il Presidente, è stata non solo un luogo di arrivo e partenza ma anche un sistema ferroviario che ha consentito l’aggregazione tra i viaggiatori e che rimane un punto di riferimento per chi arriva a Roma. L’Ing. Moretti ha anche ricordato un colloquio avuto con Giulio Andreotti a proposito dell’importanza di costruire nuove stazioni come fulcro della vita urbana del Paese e della società. La riqualificazione della Stazione Termini avvenuta con il Giubileo del 2000 è avvenuta in questa consapevolezza e deve continuare a rilanciare il futuro anche della città di Roma.
L’ing. Coppola ha sottolineato l’importanza della centralità urbana del nodo di Roma e la sfida delle prossime trasformazioni in termini di trasporto con un occhio anche alla mobilità “dolce”.
Il Prof. Menduni ha invece ricordato la celebrazione cinematografica della Stazione ad opera di De Sica e la connotazione della stazione come set ideale, con le partenze e gli addii ed il punto di fusione tra le diverse vite che hanno animato e animano lo scalo in una “temporanea promiscuità” dove gli scambi ferroviari divengono metafora delle scelte di vita.
Il Presidente Radicchi, dell’Osservatorio sul disagio nelle stazioni, ha raccontato l’importanza della stazione anche come punto di incontro per le persone disagiate che qui trovano assistenza non solo materiale grazie alle associazioni di volontariato.
Gli autori Appolloni e Gargiulo hanno raccontato il fascino della Stazione, descritto nel libro, che costituisce una sorta di “Fabbrica di S. Pietro”: inaugurata nel ’50 è infatti molto distante rispetto a Milano Centrale (’32) ed al prospetto originale che prevedeva un colonnato in stile classico sostituito nel dopoguerra dal celebre “dinosauro”. Nonostante la diversità di stile ed il riutilizzo in funzione delle mutate esigenze trasportistiche ancora oggi la stazione esercita il suo fascino come tributo alla città eterna.
Alla fine della celebrazione è stato salutato il pensionamento del Capo Stazione di Roma Termini Franco Galletti dall’Ing. Moretti e dall’Ing. Gentile di RFI. I partecipanti hanno poi visitato le tre carrozze del treno presidenziale attestate per l’occasione sul primo binario.
A distanza di quasi settant’anni la “nuova” stazione termini costituisce ancora il principale portale di accesso alla città ed è pronta a raccogliere le prossime sfide, tra cui la futura apertura del parcheggio sopraelevato e la riqualificazione della Piazza dei Cinquecento, da cui potrebbe partire la prevista linea tranviaria per il Vaticano. Accanto alle esigenze trasportistiche Roma Termini si candida anche a diventare un polo culturale di attrazione per testimoniare il felice ed unico connubio tra archeologia romana ed industriale che rappresenta il miglior biglietto da visita per la Città eterna. A cura di Luigi D’Ottavi
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