FSE_cerimonia_commemorazione_disastro_Triggiano_2015_11_07_Lepore_Gabriele_IMG_6183-tuttoTRENO-wwwduegieditriceitTriggiano (BA), 8 novembre 2015 – Pochissimi sapevano che Triggiano, tranquilla cittadina alle porte di Bari, fosse stata teatro del più grave incidente ferroviario nella storia pugliese, 88 anni fa. L’assoluta mancanza di documentazione fotografica, di un monumento o di una semplice epigrafe in sua memoria, hanno fatto sì che il tragico evento sprofondasse in una sorta di oblio involontario da parte della comunità. Così è nato il desiderio, da parte del Gruppo Bari di AISAF Onlus, di apporre in stazione una targa che ricordasse l’accaduto alle generazioni presenti e future. Desiderio che, grazie al patrocinio del Comune di Triggiano e alla collaborazione delle Ferrovie Sud-Est, si è concretizzato sabato scorso 7 novembre con una cerimonia in mattinata.

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La targa marmorea è stata collocata sul prospetto sud del fabbricato viaggiatori, di fronte al giardinetto della stazione, affinché sia visibile dal piano binari come anche dalla strada. Alla sua inaugurazione hanno partecipato: il Sindaco di Triggiano, Dott. Vincenzo Denicolò, con le altre autorità civili, militari e religiose; il Direttore d’Esercizio delle FSE, Ing. Giuseppe Formica, assieme ad alcuni dipendenti; il Referente di AISAF Gruppo Bari, Dario De Simone, assieme ad alcuni soci. Dopo i discorsi di rito, è stato osservato un momento di preghiera per le vittime del disastro, cui è seguita la scopertura e la benedizione della targa. I ragazzi della fanfara della Scuola Media “De Amicis – Dizonno”, inoltre, hanno accompagnato l’intera cerimonia con una graditissima esibizione musicale.FSE_cerimonia_commemorazione_disastro_Triggiano_2015_11_07_Lepore_Gabriele_DSCN0489-tuttoTRENO-wwwduegieditriceit

Il disastro in questione avvenne il 30 ottobre 1927, quando la linea Bari – Locorotondo era gestita dalla Società Anonima delle Ferrovie Sussidiate (confluita poi nel 1931 nelle neo costituite Ferrovie Sud-Est).

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Quel giorno si festeggiava a Bari il 5° anniversario della Marcia su Roma di Benito Mussolini. Un ingente numero di fascisti di provincia affollava i treni (ordinari e straordinari) per raggiungere il capoluogo, viaggiando anche su carri merci. Il treno n. 2 arrivò in ritardo a Triggiano alle ore 7:14 del mattino, trovando solo lì circa cinquecento fascisti pronti a salire. La lunghezza del convoglio era già tale da superare il limite della banchina, sconfinando addirittura in piena linea lato Bari. Constatata la mancanza di posti per tutti i viaggiatori in attesa, il segretario politico del fascio di Triggiano fece pressione sul capostazione, affinché al convoglio venissero aggiunti altri due carri F in stazionamento nell’adiacente scalo merci. Il capostazione acconsentì e la manovra fu eseguita, in parte a braccia, con difficoltà. La lunghezza del convoglio era ormai tale da sconfinare in piena linea anche lato Capurso. Proprio da Capurso, alle ore 7:41, arrivava il treno speciale LB anch’esso in ritardo. Attenendosi alle testimonianze, il macchinista trovò il segnale di protezione di Triggiano disposto a via libera, dunque non avrebbe mai immaginato che la stazione non fosse pronta a ricevere il suo treno. Superata la stretta curva in trincea che conduce alla stazione, e accortosi dell’imminente impatto con la coda del treno n. 2 ancora fermo, serrò il freno ad aria e azionò il controvapore della locomotiva. Il violento tamponamento fu tuttavia inevitabile, dato l’insufficiente spazio di frenatura disponibile (circa 150 metri) e la lieve pendenza in discesa della linea. La locomotiva deragliò, mentre alcuni vagoni di entrambi i treni andarono pressoché distrutti, e altri rimasero danneggiati; per fortuna non erano ancora tutti gremiti di passeggeri. Degno di nota fu l’atto eroico di due cittadini triggianesi, Michele Campobasso e Vito Giannelli (cui è dedicata la targa), che prestarono immediatamente soccorso ai feriti tra i rottami nonostante il pericolo incombente: la caldaia della locomotiva deragliata, non più sottoposta al controllo del personale di macchina, sarebbe potuta esplodere da un momento all’altro. Per questo importante fu anche il gesto del macchinista che, ricevute le prime medicazioni sommarie, corse alla locomotiva per dar sfogo alle valvole di scarico del vapore, scongiurando così definitivamente il pericolo. Il bilancio finale del disastro fu di nove morti (tutti provenienti da Noci) e circa duecento feriti, rendendolo il più grave incidente ferroviario nella storia pugliese. I documenti dell’epoca identificano il principale responsabile della tragedia nel capostazione di Triggiano, il quale non avrebbe curato di disporre il segnale di protezione a via impedita. Egli avrebbe inoltre contravvenuto alla direttiva aziendale che imponeva, per quel giorno, un determinato numero di vagoni per ogni convoglio, autorizzando di contro l’aggancio dei due carri F al treno n. 2. Al termine delle indagini l’uomo fu arrestato e incarcerato. A cura di Gabriele Lepore

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