Roma, 22 dicembre 2018 – Dal 1° gennaio prossimo vede la luce l’ANSFISA ovvero l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali in cui confluirà l’attuale ANSF, nata 10 anni fa. L’Agenzia, dall’ottobre 2016 ancor più oberata di lavoro per il passaggio delle competenze relative alle ferrovie regionali (ex-concesse) e per l’applicazione definitiva delle norme TSI sui parchi rotabili, entrerà a far parte di questa nuova struttura che dovrà vigilare anche su strade e autostrade, ovvero una tipologia di infrastruttura che solo in minima parte ha delle similitudini con quella ferroviaria. L’ANSF oggi ha uno staff che ha affinato una notevole quantità di competenze nel campo ferroviario, pur essendo più che dimezzato rispetto ai 250 dipendenti che dovrebbe avere (sono 116): i problemi derivanti dalla fusione con questa nuova struttura è che una parte di essi possano cambiare attività, togliendo linfa vitale all’organismo di controllo. Inoltre l’autonomia decisionale della nuova agenzia non sarà tutta interna all’agenzia stessa, come ora è sttao in ANSF per 10 anni, ma dei cinque componenti del direttivo due saranno scelti all’esterno, nella pubblica amministrazione, togliendo di fatto l’indipendenza rispetto a enti terzi che ha contraddistinto fino ad oggi l’agenzia, caratteristica fondamentale che dovrebbe garantire l’automonia di tutte agenzie di controllo. Tra l’altro dal 1° gennaio 2019 passano sotto il controllo dell’Agenzia anche i sistemi di trasporto di massa e, dal 1° luglio, le linee ferroviarie non interconnesse alla rete nazionale ovvero la rete a scartamento ridotto 950 e 1.000 mm. Non era il caso di lasciar lavorare l’ANSF nel proprio ambito di competenze, con la propria specificità e dandole le necessarie risorse? A cura di Marco Bruzzo
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